Nelle opere di Nicholas Tolosa, le figure dipinte trasmutano l’eredità classica, instaurando un dialogo aperto col presente e rivoluzionando la percezione dell’estetica antica. Sebbene infatti il motivo di questo ciclo pittorico sia la grande eruzione del Vesuvio del 79 dc, la narrazione sviluppata dall’artista espande quel singolo istante, spostando lo sguardo su una riflessione più ampia legata al senso della tragicità umana. Il corpo umano piegato su sé stesso, quasi piangente, è quello di un calco pompeiano e, allo stesso tempo, racchiude in sé altre figure chiave della tradizione pittorica occidentale, fino ad arrivare alle espressioni più contemporanee. L’atmosfera sospesa, immersa nel buio sembra un eco caravaggesco, il senso di mistero rimanda a De Chirico, la sovrapposizione di grigi nella figura umana parla con più forza al Guernica che a un’opera statuaria di età flavia.  

 

La tecnica pittorica scelta dall’artista predilige la definizione delle forme e il contrasto, facendo emergere angoli e spigoli che si stagliano contro lo sfondo scuro definendo in maniera nitida un soggetto dal viso nascosto, costruito da pieni e vuoti.  

 

Il dipinto diviene così un documento narrativo, che trasforma in modo bidimensionale il calco originale senza perderne la potenza espressiva, ma anzi amplificandola. Invita lo spettatore a interrogarsi sulle vicende della figura distesa: quali fossero i suoi pensieri e le motivazioni che lo avevano condotto a quell'istante fatale. Al tempo stesso però trasfigura il protagonista andando oltre, inducendo una contemplazione della tragica ineluttabilità di un momento in cui la vita viene sconvolta.