MASCHERE QUOTIDIANE

Lo sguardo indagatore del Tolosa porta a riflettere sull’esistenza umana e la quotidianità dell’ingiustizia sociale e dei  tempi  in un racconto per immagini prive di colore, ma non di piani ed emozioni, che analizzano la realtà in una serie di grandangoli sapientemente studiati.

 

Sofferenza, dolore, umiliazione, disperazione, paura, rassegnazione rese nell’uso del bianco e nero, nel susseguirsi e sovrapporsi di piani, campiture ed effetti chiaroscurali. Diapositive multipiani come quinte teatrali, cui peraltro affonda le sue radici formative, sfilano davanti agli occhi dell’osservatore che non potrà non percepire il filo conduttore di denuncia sociale.

 

La sensazione è di trovarsi di fronte allo sviluppo di un rullino fotografico di un reportage di guerra oltre che di povertà dove la presenza di una tela, apparentemente, fuori dal coro rispetto al soggetto raffigurato e al resto delle opere presenti (si tratta, infatti, di una maschera napoletana) sembra beffarda puntualizzare e riassumere il senso dell’intera esposizione con l’incapacità e in alcuni casi la mediocrità umana volutamente cieca, di vedere atroci e scomode verità.  Il titolo dell’opera: “Maschera quotidiana” si connota qui, a mio avviso, di un ulteriore significato rispetto alla teoria pirandelliana delle maschere laddove a quelle imposte dalla società, paradossalmente, si somma il peso di quelle che si crede di avere, di quelle che non si hanno e quelle che ci si autoimpone. L’artista, tuttavia, sembra tradire una possibilità di rivalsa, un barlume di speranza  rappresentato dal prezioso dono della vita tra le braccia di una donna che nutre il suo bimbo e con esso sembrerebbe nutrire le speranze del mondo e del tempo rappresentato con le fattezze di un anziano.