Per la strada

“Per la strada si incontrano mille facce, mille storie, mille vite e chi, se non un artista, può rivelarne le infinite sfumature…”

 

I personaggi tolosiani sembrano essere incisi su tela come quando asportando pezzi di corteccia fuoriesce il biondo midollo dell’albero. Allo stesso modo il Tolosa, col suo acrilico bicromatico, sembra asportare dalle realtà di povertà, di guerra e di sofferenza quelle vite spogliate di tutto il non-necessario e caricate di quell’emotività che traspare dalle tele. Tele che diventano piccole per i suoi soggetti che sembrano volerne uscire, è il caso di Tempo, in cui il viso in primo piano di un uomo al di là degli anni, sembra emergere da un passato così lontano da perdersi nel vuoto. Anche Lacrime Nere tiene fede allo stesso principio, rafforzando quella stilizzazione della forma che risente l’influenza delle icone africane. 

 

È una ricerca, quella del Tolosa, che tende  a privilegiare un taglio fotografico con la differenza che l’obiettivo focalizza un attimo destinato a ripetersi e a riconoscersi in uno stato passivo di denuncia perdurata. Sono personaggi statici, fermi, che sembrano avere la peggio sul loro destino eppure Tolosa, ancora una volta, pone l’accento su quei temi come l’infanzia, la maternità, il viaggio, come a voler smuovere chi è al di là del mezzo.

 

Questa provocazione, riporta alla mente quel filone di artisti che con la loro opera hanno denunciato momenti storici importanti; il Tolosa, come loro, si fa portavoce, mettendoli sotto luce e riportandoli a nuova vita, di quei temi sociali presenti in opere come Innocenza, Ultimo Istante, Povertà.

 

Ed ecco che si alternano come su di una pellicola cinematografica spazi di luce e ombre che sembrano essere tanto affini o solidali a quelli di denuncia picassiana. La luce, da grande protagonista, riesce ad illuminare i vuoti vitali, come se provenisse dal fondo e volesse farsi spazio tra le diverse tonalità di grigio rendendo la composizione armonicamente spaziale.

 

La contemporaneità del Tolosa non si limita comunque al solo trattare temi attuali; la sua è piuttosto una ricerca che vuole attrarre l’occhio dello spettatore e invitarlo a porsi delle domande facendolo interagire con quei temi fino ad immedesimarsi con gli stessi (Quale Futuro).

 

Lo sforzo è quello di catturare un attimo, renderlo eterno e intrappolarlo nella coscienza collettiva.

 

Il fine, la supremazia della memoria sul ricordo.

 

Il mezzo, l’arte che torna con forza e determinazione a riprendersi quel ruolo di precorritrice tanto caro a chi ha il merito ed il dovere di dare voce, col suo punto di vista, a quelle che sono le vicende umane.