L'anima svelata di quei corpi pietrificati

Corpi senza età restituiti alla vita. Emergono davanti ai nostri occhi dal buio del tempo, pietrificati nei loro sentimenti. La Mater dolorosa. Il genitore giocherellone con il bimbo a cavalcioni sul ventre. Il fuggitivo stremato. Il meditabondo solitario. L'ultimo abbraccio disperato. Parlano tutti con il loro silenzio. E' potente la pittura di Nicholas Tolosa, rimanda a un tempo perduto, trasformato per sempre in qualcosa di immutabile dalla catastrofe del Vesuvio del 79 d.C. La tragedia umana consumatasi quasi duemila anni fa trova infatti una rappresentazione emozionale nelle sue opere. "Alcuni per paura della morte si auguravano la morte stessa" scrisse Plinio il Giovane all' amico Tacito subito dopo il disastro naturale.

Così, dopo il successo della mostra all'interno del percorso scenico del MAV, il museo archeologico virtuale di Ercolano, svoltasi tra maggio e giugno 2021, i quadri di Nicholas Tolosa meritano una nuova esposizione nel museo del parco nazionale del Vesuvio di Boscoreale. Dai suoi lavori, dal modo in cui rappresenta i corpi emerge la conoscenza di alcune delle più celebri attrattive  degli Scavi pompeiani, diventate ormai un cult dell'archeologia moderna. Il riferimento è ai calchi realizzati dall'archeologo napoletano Giuseppe Fiorelli a metà dell'800. Una tecnica semplice e geniale: Fiorelli versava, come si sa, gesso liquido nello spazio lasciato libero dai corpi decomposti coperti dalla coltre di cenere e dal fango vulcanico; in questo modo ne ricostruiva le fattezze. Milioni di turisti in visita a Pompei hanno osservato quei calchi nelle loro forme innaturali, sorpresi nello spasmo della morte, nel dolore senza più tempo. Fuggivano? Hanno avuto la possibilità di ricongiungersi con i loro cari? Hanno invocato gli dei? "Indimenticabile sciagura", a parlare è sempre Plinio il Giovane, per secoli unica fonte cui attingere informazioni sull'esplosione del vulcano. In età contemporanea invece degli abitanti di Pompei, Ercolano e degli altri siti vesuviani gli studiosi ormai sanno pressoché tutto. Cosa mangiavano, di quali malattie soffrivano, persino i nomi registrati all'anagrafe. Frutto di anni e anni di lavoro in équipe interdisciplinari. Non solo grazie alla grande competenza, ma anche attraverso il contributo di medici legali, botanici, vulcanologi, fisici e tanti altri specialisti.

Non è sfuggito alla sensibilità di Tolosa neppure uno dei più recenti ritrovamenti, avvenuto a Pompei, fuori dalle mura urbane, nel novembre 2020. Si tratta di due persone adulte, identificate in un servo e nel suo padrone, rinvenute nella villa suburbana di Civita Giuliana, a circa 700 metri a nord-est della città antica. La tecnica per il recupero dei corpi è la stessa ideata dall'archeologo Fiorelli 150 anni fa. Sembrano addormentati. Un sonno lungo duemila anni. Il padrone, un uomo sulla quarantina, indossa un mantello di lana. Lo schiavo, più giovane, una semplice tunica. Le bocche di entrambi leggermente aperte, una smorfia, un ghigno, un'estrema esclamazione. Chissà. Con ogni probabilità soffocati dal calore sprigionato dalla nube ardente. 400-500 gradi centigradi. Quasi un'esplosione atomica. Il Vesuvio distrugge e restituisce. Nicholas Tolosa osserva, studia, elabora e finisce per restituirci anch'egli nuove immagini, sensazioni, emozioni. Forgia nuove forme, corpi carichi di vita perché sono già morti. Anzi immortali.