Coltivare la memoria

Doveva essere migliore degli altri il nostro

 

Ventesimo secolo.

 

Non farà più in tempo a dimostrarlo,

 

ha gli anni contati,

 

il passo malfermo,

 

il fiato corto…

 

Come vivere? – mi ha scritto qualcuno

 

a cui io intendevo fare

 

La stessa domanda.

 

Da capo, e allo stesso modo di sempre,

 

come si è visto sopra,

 

non ci sono domande più pressanti

 

delle domande ingenue.

 

(WISLAWA SZYMBORSKA, Scorcio di secolo)

 

«Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare». Queste sono state le prime parole di Liliana Segre, dopo aver saputo della nomina a senatrice a vita conferitale recentemente dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ed è da queste parole che desidero partire per introdurre il lavoro artistico che quest’anno abbiamo scelto come Assessorato alla Cultura per celebrare il 27 gennaio, appunto il Giorno della Memoria. Liliana Segre ha insegnato ed insegna a generazioni di giovani italiani a non cedere all’indifferenza, ma la voce dei testimoni diretti della Shoah è oramai

 

sempre più rara per evidenti motivi di età, ciò però non deve in alcun modo affievolire la voce del ricordo né ridurla al silenzio.

 

Ed è anche per questo che siamo e dobbiamo essere tutti testimoni, ed in questo percorso può e deve aiutarci l’arte in tutte le sue espressioni, affinché nessuna vita spezzata sia finita invano, ma costituisca un monito eterno per coloro che verranno dopo.

 

La mostra di Nicholas Tolosa, dal titolo «Arte come missione storica», è quindi una testimonianza: un tema ricorrente nella poetica di questo pittore-poeta, vale a dire l’uomo, è qui sondato in relazione a quelle circostanze storiche che -come la Shoah o le guerre- hanno cercato di privare l’individuo della sua “essenza umana”. La poetica di Tolosa non teme d’immortalare i momenti più atroci delle vicende storiche collettive, poiché le rappresentazioni di quest’artista intendono essere un monito, che richiami alla memoria il rischio di perdere l’umanità -e, con essa, la capacità di farsi fratelli dei deboli, dei reietti, dei perseguitati-, qualora l’individuo rinunci alle proprie capacità critiche ed abbandoni l’empatia.

 

Il dolore non è dunque rimosso dall’artista, ma volutamente affrontato, coll’impatto che un’immagine in bianco e nero esercita su chi in essa s’imbatte, per ricordarci che il libero arbitrio può produrre atti meravigliosi, così come abominevoli. L’uomo, con il proprio destino tra le mani, è protagonista assoluto della ricerca di quest’autore, che attraverso la rappresentazione indaga con sguardo critico la società. Le tele di Tolosa contengono perciò una riflessione antropologica, oltre che estetica. Così l’elemento del dramma individuale si lega alla storia collettiva che l’ha reso possibile e ciò che resta è una scena in bianco e nero che, nella sua essenzialità, condensa le due grandi possibilità dell’agire umano: la via del bene e del rispetto del prossimo, o la via del male, la strada della prevaricazione e della violenza.

 

Ciò che accomuna le tele di questa mostra è dunque il coraggio. Con un atto di coraggio, infatti, Tolosa vuole interrogarci e spingerci a prendere atto di quelle realtà che, per comodità, tendiamo a rimuovere.

 

Il coraggio si fa così narrazione che, attraverso l’arte, sonda l’uomo nella sua interezza, nei suoi aspetti distruttivi ed in quelli costruttivi. Tuttavia, il fatto stesso che questa narrazione avvenga mediante l’arte significa che Tolosa intende offrirci una speranza, “una via di salvezza”. Tale via di redenzione parte dalla bellezza che, sola, è in grado di risvegliare la coscienza e l’umanità di ciascuno di noi.

 

L’orrore storico diventa presente e vivo dinanzi ai cittadini della contemporaneità e, non a caso, la Città di Caserta ha scelto da diversi anni di celebrare e ricordare il Giorno della memoria attraverso l’arte e tutte le sue manifestazioni, proprio per sottolineare come sia un compito istituzionale imprescindibile trasmettere alle donne e agli uomini del domani i valori della democrazia e del rispetto dell’altro a prescindere dalla sua fede, dalla sua appartenenza etnica e culturale. Una celebrazione quindi che unisce l’attenzione alle sperimentazioni artistiche all’attenzione per i più giovani, non intesa come meramente didattica, ma protesa a un’esperienza totalizzante che li aiuti ad evitare il “sonno della ragione” che può soltanto generare mostri.