La maschera è un elemento dell’arte dei popoli africani subsahariani.  Sono delle rappresentazioni cariche di significati e simbologie. Sono usate nelle funzioni religiose e nei riti pagani.

In Europa sono state fonte d’ispirazione alle avanguardie storiche come il cubismo e fauvismo.

Nicholas Tolosa riporta nella contemporaneità urbana queste forme evocative in una serie di tele di juta e murales dal titolo “Nafricapoli”.

Una città di mare come Napoli è sempre stata un punto d’arrivo o di transito dei flussi migratori. La liberazione di alcuni schiavi nell’antichità favorì l’integrazione dei popoli e creò un melting pot simile a quello delle metropoli moderne.

L’artista spinge lo spettatore a ragionare sulla contaminazione delle culture che seguono l’evoluzione dello sviluppo della società.

La convivenza dei popoli non è un fatto di cronaca ma un processo ciclico che si ripete nella storia dell’umanità.

Coffie è una maschera dipinta con idropittura su una tela di juta della grandezza di 106 x 123 cm.

Il materiale grezzo e non convenzionale è il mezzo attraverso il quale l’autore comunica un’arte povera e di recupero. Le spennellate bianche e spesse sono fatte di vernice utilizzata nell’edilizia.

Un mix che mescola street art alla liturgia delle tribù.

Lo stile di produzione in bianco e nero è il tratto riconoscibile di Nicholas Tolosa.

La maschera sembra emergere dal nero dello sfondo e illuminata di luce bianca come un reperto dentro una teca. Questo gioco di chiaro scuro, restituisce una sacralità imponente. I tratti marcati del viso e l’ovale oblungo ricordano il ritratto de Akhenaton il faraone eretico che portò il monoteismo nell’antico Egitto.

L’opera di Tolosa può essere interpretata come un punto immobile attraverso il quale è possibile guardare il passato, il presente e il futuro.