Attraverso la tecnica dei calchi è stato possibile riempire i vuoti lasciati dai corpi durante la seconda colata piroclastica del Vesuvio. Questo luogo è il teatro di una catastrofe.

Nicholas Tolosa ritrae l’impronta del dolore e della disperazione sulla tela. Riproduce le sagome di donne, uomini e bambini sorpresi nell’istante in cui cercavano di mettersi in fuga. La cenere li ha imprigionati per secoli nel loro ultimo respiro. I volti e le braccia pietrificati. L’artista li illumina mettendo in risalto la violenza con cui la natura li ha uccisi e sepolti. Sembrano sospesi tra passato e presente. Riesce a immergersi nella tecnica di rilevamento degli archeologi. Osserva queste figure che ancora una volta prendono forma dopo gli scavi. Il contrasto del bianco e del nero che utilizza, allude all’antagonismo della vita e la morte che sovraintendono i destini dell’uomo. E’ una poesia mortuaria ambientata a Pompei nel 79 D.C. Queste opere sono la testimonianza di vite interrotte. Sono ombre che vengono dal passato.