Codex
L’arte che incontra l’arte significa il passato che incontra il presente. La storia che si contamina di una contemporaneità che ci ricorda che “gli antichi” siamo noi. La nostra società contemporanea non è quella più moderna ma quella più “antica” poiché alla storia lascia testimonianze importanti che hanno segnato e continuano a segnare l’evoluzione dell’umanità, ed in questo caso dell’arte.
Un omaggio quello di Nicholas che viene costruito analizzando il foglio 3 dove compare l’ultima cena di Cristo, (oltre alla lavanda dei piedi), che compone una delle 15 illustrazione miniate del preziosissimo Evangelario della metà VI secolo che si contraddistingue da altre scene dell’ultima cena dalla posizione della figura di Gesù collocata come ultimo degli ultimi, non al centro, come altre opere pittoriche ci raccontano ma all’estrema sinistra. Un racconto pittorico costruito mantenendo fede alla costruzione dell’immagine del Codex Purpureus, e alla tavolozza cromatica che contraddistingue il percorso di ricerca di Nicholas Tolosa. Velatura su velatura, immagini e strutture che prendono forma in una scena che si compone di visioni particolari e di insieme dove il disegno pittorico dialoga con un fondo fluido e nello stesso tempo avvolgente da rendere l’intera opera come incisa sulla superficie. Un omaggio contemporaneo che sottolinea la potenza del linguaggio dell’arte che non ha confini geografici e temporali. E l’opera di Nicholas Tolosa riesce nell’intento di fermare il tempo e far dialogare l’unica scena, l’ultima cena, tra le più riprodotte nella storia dell’arte, conferendo alla stessa, connotazioni di originalità date dallo stile pittorico e dall’impostrazione strutturale dell’immagine. Una scena potente nella sua storicità, che l’artista interpreta spogliandola dal colore tipico delle miniature, per arrivare all’essenziale immagine di un momento che già conosciamo, ma che ogni volta è capace di incuriosire di destare la nostra attenzione. Un lavoro complesso perché essenziale, come essenziale è la ricerca di Nicholas che omaggia il Codex Purpureus Rossanensis giocando anche sulle dimensioni dell’opera che viene realizzata di cm 100 x 70. Un lavoro “macro” per omaggiare un lavoro “micro” l’incontro di due visioni, di due modi distinti di concepire l’arte.